Manca ancora tanto!

La nostra copywriter, Fernanda Machado, ci offre la sua visione sul confronto tra l’intelligenza artificiale e il creativo professionista del copywriting.

Nell’era dell’intelligenza artificiale, il copy pubblicitario sta vivendo una trasformazione significativa, permettendo ai copywriter di esplorare nuove possibilità di espressione e creatività. Gli strumenti di IA possono offrire suggerimenti di stile, aiutare nella strutturazione dei testi e persino generare contenuti, il che può aumentare la produttività e ispirare idee innovative. Tuttavia, emergono anche questioni importanti riguardo all’originalità e all’autenticità, poiché l’uso indiscriminato di queste tecnologie può portare a una omogeneizzazione del copy. Così, la sfida per i creativi contemporanei è trovare un equilibrio, sfruttando le risorse dell’IA per migliorare il proprio lavoro, mantenendo al contempo la propria voce unica e personale nella produzione dei testi.

Il paragrafo sopra è stato creato dall’IA. Io, una persona umana, ho chiesto a un cervello elettronico perché stavo pensando di scrivere un articolo sul copy pubblicitario nell’era dell’IA. Ho chiesto un paragrafo, ma qualcun altro potrebbe chiedere due e il testo magari verrebbe fuori con più informazioni pertinenti. Oppure ripetitive. Un’altra persona potrebbe chiedere un testo sul copy più formale nell’IA e il testo sarebbe diverso. Oppure, ancora, un paragrafo sulla creazione di campagne pubblicitarie nel contesto attuale. E arriverebbe un altro testo. E, se nessuno chiedesse nulla, non verrebbe creato alcun testo (per ora!). Sono una di quelle ottimiste, che non hanno paura del nuovo e credo che l’IA sia qui per aiutare e non per togliere il lavoro intellettuale a nessuno. È stato lo stesso quando un suo antenato artistico, il Photoshop, è apparso. E i designer continuano a brillare nella pubblicità. Ammetto che ho già incorporato l’IA nella creazione di campagne pubblicitarie. Ma non crea per me. Mi aiuta con il lavoro pesante, con i contenuti, con la revisione dei testi. E mi complica la vita quando chiedo concetti creativi. Ho provato molte volte e, invece di ottenere un’idea geniale, ho perso tempo. Manca l’umorismo, manca la comprensione della battuta, manca il ridere e il piangere. Il paragrafo che apre questo testo è correttissimo. Ma, secondo me, fa venire sonno. E per conquistare sia i clienti che i consumatori, giocare con le emozioni continua ad essere essenziale. In un esercizio creativo, ho inserito questo testo nell’IA e le ho chiesto cosa ne pensasse. Ha concordato con tutto. Ed è proprio di questo che vi parlo…L’intelligenza artificiale è ancora troppo limitata per replicare pienamente il tocco umano nella creazione di contenuti.

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